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Gregorio Magno, san

di Antonio Menniti Ippolito - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Gregorio Magno, san

Antonio Menniti Ippolito

Un papa alla guida di Roma sotto la minaccia dei Longobardi

Durante il suo pontificato, Gregorio I (papa dal 590 al 604) diventò il più valido punto di riferimento per la città di Roma, falcidiata da eventi catastrofici e minacciata dai Longobardi. La debolezza del potere dell'imperatore romano d'Oriente esaltò le capacità di Gregorio, che divenne la guida politica ‒ oltre che religiosa ‒ della città. Un'esperienza, questa, che trasformò il papato e che fece meritare a Gregorio l'appellativo di Magno, cioè "grande"

Nascita e formazione

Gregorio nacque a Roma da una famiglia appartenente all'aristocrazia senatoria romana. Data la vicinanza del palazzo paterno sul colle del Celio alla biblioteca fondata da papa Agapito, è probabile che lì poté studiare le opere di autori cristiani latini e greci. Inoltre, nel tempo della sua prima formazione, soggiornò a Costantinopoli. Nel 573 lo si ritrova a Roma in qualità di prefetto della città. In tale veste Gregorio era responsabile dell'ordine a Roma e dintorni e presiedeva anche le riunioni del Senato. Poco dopo si avviò alla carriera monastica: fondò vari monasteri in Sicilia e trasformò in tal senso anche la casa paterna. Papa Pelagio II nel 579 lo inviò a Costantinopoli a rappresentarlo e qui Gregorio restò fino al 586-587.

L'elezione a papa

Nel novembre 589 una spaventosa inondazione del Tevere aveva messo in ginocchio Roma: le case e soprattutto i granai posti sulla riva sinistra del fiume furono distrutti. A tale catastrofe era seguita un'epidemia di peste che nel febbraio 590 uccise papa Pelagio II. Chiamato a succedergli dalla popolazione romana, tra i primi atti di Gregorio vi fu quello di guidare una processione per implorare la fine dell'epidemia. Furono sette i cortei che si mossero da diverse aree della città per convergere sulla basilica di S. Maria Maggiore. Con questa processione il papa prendeva possesso dello spazio urbano.

Gregorio si dedicò subito a riorganizzare l'amministrazione dell'ingente patrimonio della Chiesa (forse il più esteso fra tutti nell'Italia bizantina), che fu affidato a rettori da lui nominati. Suo scopo era quello di approvvigionare direttamente Roma: la Chiesa veniva così a sostituire l'amministrazione imperiale in questa funzione.

Il papa restaurò inoltre edifici religiosi e fondò nuovi monasteri. Sentendosi responsabile di tutta la città, e non solo dei luoghi sacri, si preoccupò anche della manutenzione degli acquedotti e delle mura cittadine. Fu predicatore attivissimo, e le sue opere, fra cui le Omelie e i Moralia in Iob ("Riflessioni morali sul libro di Giobbe"), ebbero ampia diffusione: in esse raccomandava un modello di vita intensamente cristiana come antidoto contro i mali di un mondo che appariva vecchio, instabile, fragile e destinato a una fine non lontana. Combatté le eresie e gli scismi e si preoccupò di inviare missionari per evangelizzare le popolazioni pagane dell'Inghilterra.

Di lui si sono conservate molte lettere, che costituiscono una fonte importantissima per studiare la storia del suo tempo.

Gregorio Magno e i Longobardi

I ducati longobardi di Spoleto e Benevento minacciavano da vicino i territori bizantini che si trovavano attorno a Roma. Nel difendere questa regione Gregorio non esitò ad assumersi responsabilità militari, intervenendo nell'organizzazione e nella dislocazione delle truppe. Più volte egli disperò di fronte agli attacchi nemici. Non si limitò, tuttavia, a organizzare le difese: in varie occasioni trattò e raggiunse tregue con i Longobardi, spesso venendo per ciò in urto con l'imperatore bizantino. Questi, infatti, pur auspicando una lotta senza quartiere contro il nemico, non aveva i mezzi per promuovere un'efficace controffensiva.

Nel 604 papa Gregorio moriva e veniva sepolto in S. Pietro. Il suo fu un pontificato intensissimo, che segnò la storia della Chiesa. Gregorio fu l'efficace, attivissima guida politica e religiosa della città di Roma. Egli seppe occupare il vuoto di potere causato dal definitivo spostamento del governo bizantino da Roma a Ravenna, pur rimanendo formalmente obbediente all'imperatore d'Oriente.

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