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COLONNA, Sciarra

di Franca Petrucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)
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COLONNA, Sciarra

Franca Petrucci

Figlio naturale di Fabrizio, duca dei Marsi, gran connestabile del Regno, se ne ignora la data di nascita. Nel 1523 pare partecipasse alla repressione in Abruzzo di una rivolta antispagnola. Almeno dal 1525 faceva parte dell'esercito imperiale; nell'ottobre di quell'anno, infatti, tentò di penetrare a Parma e a Piacenza, che erano sotto il governo pontificio, al comando di cento lance; nel dicembre la sua compagnia subì un rovescio militare nei pressi di Casalmaggiore. Nel 1526, dopo che Francesco II Sforza aveva dovuto abbandonare Milano, il C. era nel contingente che occupò la città di Cremona, arresasi il 24 settembre.

Secondo alcuni genealogisti, il C. a quell'epoca era già tornato nel Lazio e aveva partecipato il 20 di quel mese all'azione offensiva condotta contro il Vaticano dai Colonna. È improbabile però che questo sia accaduto, poiché egli sottoscrisse di sua mano, il giorno della capitolazione di Cremona, i capitoli di resa.

La sua presenza risulta testimoniata nel campo imperiale presso Bologna nel marzo del 1527 ed egli entrò in Roma nei giorni, del Sacco e presumibilmente vi partecipò. Comunque nel giugno imperversava nel Lazio, dove mise a ferro e fuoco Monterotondo e dove saccheggiò anche gli acquartieramenti alleati, provocando il sequestro dei suoi beni a Roma da parte delle autorità imperiali, che lo volevano così convincere alla restituzione dei bagagli razziati.

In uno scontro nei pressi di Todi dell'agosto il C. subì di nuovo uno scacco e salvò la vita solo "per virtù del cavallo".

Nel medesimo anno, morto Giovanni Maria da Varano, signore di Camerino, il C. accolse l'invito del cognato, Rodolfo da Varano, figlio naturale del defunto, e nel settembre occupò la città, tentando di contrastarne il possesso alla vedova, Caterina Cibo. Cercò anche di legittimare le sue pretese offrendosi di sposarla, ma la cosa non ebbe seguito per l'arrivo di truppe pontificie in soccorso della vedova. Il C. capitolò l'8 novembre e lasciò la città carico di bottino. Si rifugiò quindi nel Regno e nel febbraio del 1528 entrò all'Aquila con seicento fanti, in nome di Carlo V. Fu, però, estromesso dalla città nello stesso mese dai Francesi.

Morto senza eredi maschi Vespasiano Colonna nel marzo del medesimo anno, il C. partecipò alla guerra che si accese a Paliano per la successione.

Questa cittadina era stata occupata dalle truppe pontificie, che dovevano presidiarla fino a che il papa non avesse deciso chi aveva diritto al suo legittimo possesso. Il C. con Prospero da Cave riuscì a cacciare il presidio papale, ma rimase padrone del campo per poco, perché sopraggiunse a difesa dei diritti del pontefice Napoleone Orsini, che lo prese prigioniero. Fu liberato da Luigi Gonzaga, marito della figlia di Vespasiano, Isabella, talché non si capisce se il C. combattesse avanzando propri diritti o difendendo quelli di Isabella.

Nel settembre 1528 Ascanio Colonna delegò al C. il governo dell'Aquila, che gli era stato affidato da Carlo V; ma egli provocò ben presto tali risentimenti con le sue vessazioni e angherie, che, sostituito da Giulio da Capua, dovette lasciare la città l'11 dicembre.

Quando a metà dell'agosto del 1529 l'Orange lasciò Roma diretto contro Firenze, il C. era uno dei comandanti dei mercenari italiani del suo esercito. Il C. seguì l'Orange alla riconquista di Perugia, prima che l'esercito imperiale si volgesse contro Firenze. Durante l'assedio della città, il C. andò incontro a un altro rovescio militare. Infatti nel dicembre del 1529 una sortita degli assediati, guidati da un suo consorte, Stefano Colonna. portò alla completa disfatta del contingente guidato dal C., che subì la perdita di duecento uomini.

Non si hanno notizie di lui dopo il 1532.

Aveva sposato Margherita Chigi, vedova del fratello Camillo, che gli dette una figlia: Giovanna. Ebbe inoltre tre figli naturali: Giovanni, Cecilia e Sara.

Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, XL-LVI, Venezia 1894-1901, ad Indices; Quattro. cronache e due diarii inediti relativi ai fatti dell'Aquila, a cura di G. Pansa, Sulmona 1902, pp. 87, 97; F. Guicciardini, Storia d'Italia, a cura di C. Panigada, Bari 1929; V, pp. 160 s., 198, 210, 242, 250, 266, 277, 290; L. Santoro, La spediz. di Lautrec, a cura di T. Pedio, Galatina 1972, pp. 16, 53; T. Bartoletti, Biografia cronologico storico-critica degli uomini illustri atessani, Napoli 1836, p. 75; A. Coppi, Mem. colonnesi, Roma 1855, pp. 286, 300, 302; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, I, Milano 1936; p. 191; L. v. Pastor, Storia dei papi, IV, 2, Roma 1956, pp. 321, 347; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Colonna, tav. VII.

Vedi anche
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sciarra
sciarra s. f. [prob. dall’arabo šarra(h) «ostilità» (cfr. sicil. scèrra)], ant. o region. – Rissa clamorosa e violenta: Un dì ch’io fe’ nella moschea poi sciarra E ch’io v’uccisi il mio vecchio papasso (Pulci); sai La cagion della sc. e...
colónna
colonna colónna s. f. [lat. colŭmna]. – 1. a. Elemento verticale, a sezione per lo più circolare e composto di base, fusto e capitello, atto a resistere al peso di elementi sovrastanti (muro, solaio, tetto, arco, volta) e adoperato anche...
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