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stati e paesi, nomi di [prontuario]

di Andrea Viviani - Enciclopedia dell'Italiano (2011)
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stati e paesi, nomi di [prontuario]

Andrea Viviani

Nuovi nomi di stati

Agli inizi del XXI secolo sono 873 le entità statali riconosciute dalla comunità internazionale, a cui ne vanno aggiunte altre il cui status, però, non è ancora ratificato: come è facile immaginare, un numero così vasto profila un campo talmente variegato da porre difficoltà e dubbi anche sotto il profilo linguistico. Infatti, l’abbondanza di stati e la varietà delle loro denominazioni rimettono in movimento un settore onomastico tutto sommato stabilizzato da prassi a volte secolari.

Dall’URSS si sono avute entità nazionali distinte come la Moldavia (ma anche Moldova, specie con riferimento alla nazionale di calcio), la Lituania e la Lettonia; termini già noti al lessico italiano, come testimoniano le grafie adattate (le prime attestazioni risalgono al 1800): accanto a questi, però, sono comparsi anche il Tagikistan, l’Uzbekistan, l’Azerbaigian e altri ancora. Questi nomi, nuovi alla coscienza dei più, sono entrati nel lessico, provenendo peraltro da un alfabeto diverso, il cirillico, il che ha comportato complesse traslitterazioni e adattamenti minori, spesso con pesanti oscillazioni di grafia nella trasposizione in caratteri latini. Il gruppo [ki], per es., può essere traslitterato come ‹ki› e come ‹chi›, e non mancano attestazioni in cui compaiono, con diversa gradazione, usi molto distanti dalla prassi italiana, come nella grafia alternativa Azerbaijan, o ad essa del tutto estranee, com’è nel caso di Kyrgyzstan. Inoltre, diverse grafie ci pervengono dalle trascrizioni inglesi (Rwanda) o francesi (Rouanda), il che contribuisce a incrementare l’incertezza.

Diverso e paradossale invece il caso della ex-Iugoslavia, perché qui a mostrare oscillazione in italiano è piuttosto il nome-contenitore (coniato a suo tempo ad hoc, col significato di «Slavia del sud») attestato anche come Jugoslavia e Yugoslavia.

Casi dubbi

Le realtà che hanno fatto seguito allo scioglimento della Repubblica jugoslava presentano, invece, un tasso di ‘italianità’ oscillante nella grafia: alto nel caso di rinomanza e contiguità con vicende storico-economiche d’interesse anche italiano: Bosnia, Croazia, Serbia, Macedonia e Montenegro; modesto nel caso contrario: Herzegovina (annessa alla Bosnia anche nel nome: Bosnia-Herzegovina; ma c’è anche Erzegovina) e Ko(s)sovo, preferito nell’uso alla pur attestata grafia con ‹c›. Dubbi anche sulla pronuncia: Kòssovo o Kossòvo (l’una serba, l’altra albanese), Erzegovìna o Erzegòvina? Nel caso del primo dei due stati nati dalla separazione della Cecoslovacchia, poi, non ha attecchito da noi il nome Cechia, che in quel paese è di uso popolare e che deriva dall’ugualmente popolare (e leggermente spregiativo) Tchekei tedesco.

Va notato come risiedano nel lessico ➔ suffissi che, a pari tasso di esoticità, risultano familiari in virtù di una più lunga consuetudine: -stan è attestato, con Pakistan (più raro Pachistan), già prima della sua costituzione in Stato indipendente (1947), e lo stesso vale per Afghanistan (si noti, nella grafia corrente, la presenza di h in posizione non necessaria sotto il profilo ortografico e, peraltro, assente nell’aggettivo: afgano).

Ancora, nomi di paesi possono presentare, senza che questo comporti scossoni, nessi consonantici ignoti alla tradizione italiana (Vietnam) o, anche, suoni in posizioni sconosciute alla sua prassi: in Bangladesh sopperisce, di nuovo senza particolari patemi, il digramma ‹sh› che, pur estraneo alla nostra tradizione, è stato importato allo scopo (anche nell’interiezione shh!) dall’inglese, dove assolve al compito di rendere quel suono sia in interno (shop) che in fine di parola (Bush).

Etnici

Dei nomi di paesi è interessante considerare anche la derivazione: come, cioè, si designino «gli abitanti di» e le «cose attinenti a» non solo quando la distanza dalla ‘base’ sia netta: Germania, ma tedesco (esiste però anche germanico, perlopiù a valenza «tedesco antico»); anche, quando non si riescano ad applicare i canonici -e(n)se (cinese, statunitense), -ano (indiano), -ita (vietnamita), ecc. Un caso particolare è quello degli abitanti del Kenya: chiamati tradizionalmente kenioti, sono ora spesso indicati come keniani.

Come si chiama un abitante della Bosnia? Intuitivamente, bosniaco; e uno della Lettonia? Già qui le abituali, macchinali analogie vacillano: si dice lèttone (sdrucciola e con e aperta). Con Tagikistan si esita finché non soccorre tagico (anche possibile con la k); per il Bangladesh non è utilizzabile bengalese, che però attiene al Bengala in senso storico. Rilevanti anche i casi del Myanmar (ex Birmania), per il quale si continua a usare birmano, mentre tailandese ha soppiantato siamese (che però resiste in ambiti ristretti: gatti siamesi, gemelli siamesi).

Esistono lacune e ritardi nell’immissione nei repertori lessicografici (anche in quelli, come il GRADIT, Grande Dizionario Italiano dell’uso, più estesi e più attenti al mutare linguistico e socio-politico) di termini riferiti a realtà ‘nuove’ o più marcatamente ‘esotiche’ (lì nessuno dei nomi di paesi fin qui citati appare come voce, ma sono a lemma Cina, Canada, Francia e molti altri paesi ‘tradizionali’): per es., Bangladesh, non essendo registrato e mancando quindi l’indicazione del derivato, bangladese, si trova in Internet e appare a lemma in più dizionari (e nel Deonomasticon Italicum di Wolfgang Schweickard, proprio sotto la voce Bangla Desh).

Genere

Un’ultima considerazione sul genere, maschile o femminile, del nome dei paesi. Non è prevedibile dalla forma, tuttavia si registra negli ultimi tempi una progressiva presenza del maschile: il Costa Rica, per es., ha oramai scalzato nell’uso il corretto la Costa Rica.

Vedi anche
traslitterazione In linguistica, trascrizione di un testo secondo un sistema alfabetico diverso dall’originale. La t. non mira tanto a dare un’interpretazione fonetica di un testo o a facilitarne la lettura quanto a riprodurre l’originale, lettera per lettera, sì che in ogni momento sia possibile, anche sulla base della ... digramma Sequenza di due lettere che indica un solo fonema per ogni posizione di esso nel contesto di lingua o solo per alcune posizioni. Per es., nell’ortografia italiana, il fonema k (c davanti ad a, o, u e a consonante) davanti a e e i si segna con il digramma ch. Nell’ortografia francese ch è invece usato ... tedesco Il complesso dei dialetti della famiglia germanica occidentale, diffusa come lingua nazionale e ufficiale nelle attuali Germania, Austria e parte della Svizzera (➔ Germania). suffisso Elemento formativo di una parola, con funzioni di derivazione e di determinazione morfologica e semantica, costituito da uno o più fonemi o sillabe, posposti alla radice o al tema: i s. diminutivi più comuni in italiano sono -ino, -etto, -ello. Il suffisso così definito è anche detto s. tematico, elemento ...
Indice
  • 1 Nuovi nomi di stati
  • 2 Casi dubbi
  • 3 Etnici
  • 4 Genere
Categorie
  • GRAMMATICA in Lingua
Tag
  • CECOSLOVACCHIA
  • AZERBAIGIAN
  • AFGHANISTAN
  • TAGIKISTAN
  • BANGLADESH
Vocabolario
prontüàrio
prontuario prontüàrio s. m. [uso fig. del lat. tardo promptuarium «credenza, dispensa, magazzino», dall’agg. promptuarius «in cui conservare qualcosa», der. di promptus: v. pronto]. – 1. Libretto o manuale in cui sono esposte brevemente...
fondo salva-Stati
fondo salva-Stati (o salva-stati, salva Stati) loc. s.le m. Organismo creato dai Paesi dell’eurozona con il compito di emettere obbligazioni e altri strumenti del debito, dal massimo livello di affidabilità, per aiutare gli Stati aderenti...
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