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The Hanging Tree

di Edward Buscombe - Enciclopedia del Cinema (2004)
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The Hanging Tree

Edward Buscombe

(USA 1959, L'albero degli impiccati, colore, 106m); regia: Delmer Daves; produzione: Martin Jurow, Richard Shepherd per Baroda; soggetto: dall'omonimo romanzo di Dorothy M. Johnson; sceneggiatura: Wendell Mayes, Halsted Welles; fotografia: Ted McCord; montaggio: Owen Marks; scenografia: Daniel B. Cathcart; costumi: Marjorie Best, Orry-Kelly; musica: Max Steiner.

Montana, 1873, nell'epoca della febbre dell'oro. Il dottor Joseph Frail giunge a Skull Creek, cittadina mineraria tra le montagne, passando davanti a un grande albero utilizzato per le impiccagioni sommarie. Acquistata una casa, inizia a praticare la propria professione salvando da morte certa Rune, un giovane ferito da un colpo d'arma da fuoco mentre rubava nei canali di lavaggio delle miniere. In cambio chiede a Rune di diventare suo domestico. Al tavolo da poker, il dottore perde il controllo quando viene accusato di avere in passato dato fuoco alla propria abitazione, dove due persone erano morte in circostanze misteriose. Intanto, nei pressi della cittadina, Elizabeth, una giovane svizzera in viaggio su una diligenza uscita di strada, rimane ferita e si perde. La donna, che ha temporaneamente perso la vista, viene ritrovata da Frenchy, un minatore, e affidata alle cure di Frail, ma Grubb, un fanatico religioso, fomenta l'odio degli abitanti nei confronti del dottore, a causa della sua sospetta intimità con Elizabeth. La ragazza recupera la vista e si innamora di Frail, che cerca però di persuaderla ad andarsene. Lei rifiuta e lo sprona a confessarle il proprio passato: egli ha ucciso il fratello, dopo aver scoperto che questi aveva una relazione con sua moglie. La donna si è poi tolta la vita e il dottore ha dato fuoco alla casa. Elizabeth, Rune e Frenchy scoprono una grande quantità d'oro nascosta sotto un albero abbattuto. La città si dà ai festeggiamenti e, nella frenesia dell'alcol, Frenchy tenta di violentare Elizabeth, ma viene ucciso dal dottore. L'uomo è trascinato dai minatori all'albero degli impiccati, Elizabeth riesce a salvarlo cedendo il proprio oro alla folla.

Mentre si dirige verso Skull Creek, il dottor Frail passa accanto al cupo e minaccioso albero degli impiccati: è questa un'appropriata metafora del suo passato, che incombe sul personaggio annientandone ogni manifestazione emotiva. I western degli anni Cinquanta sono pieni di personaggi tormentati da traumi del passato, come in The Naked Spur (Lo sperone nudo, Anthony Mann 1953) o in Ride Lonesome (L'albero della vendetta, Budd Boetticher 1959). In questi film, così come in The Hang-ing Tree, la perdita di una persona amata ha paralizzato i sentimenti e atrofizzato le normali relazioni umane del protagonista. Gary Cooper, in una delle sue ultime interpretazioni, si dimostra ideale per un ruolo del genere: il suo volto profondamente segnato appare simile a una maschera che nasconde un dolore lacerante. Maria Schell aveva avuto in Europa una carriera piena di successi, lavorando tra gli altri con Visconti. La sua esperienza hollywoodiana fu invece breve anche se in questa occasione l'attrice regge il confronto con Cooper. Nonostante nelle prime scene appaia con il volto coperto dalle bende, risultano subito evidenti la limpidezza e la tenerezza dei suoi sentimenti, che finiranno per addolcire il cuore indurito del dottore.

Come spesso accade nei western, la presenza dei minatori in cerca d'oro non produce granché in termini di spirito comunitario, e giustamente Frail li descrive a Elizabeth come un formicaio pronto a disperdersi al primo colpo di vento. I minatori sono soprattutto figure di contorno, tranne il mostruoso Frenchy, i cui tentativi di ingraziarsi Elizabeth sono tanto minacciosi quanto maldestri. Karl Malden unisce gioia infantile e pulsione lasciva quando, all'inizio del film, ritrova Elizabeth in gravi condizioni sotto una roccia; e quando fa notare che, al di là delle ferite, si tratta comunque di una donna, colpisce visibilmente gli altri minatori.

Come al solito Delmer Daves utilizza il paesaggio in maniera efficace e ambienta molte sequenze nei pressi di fiumi dalla corrente impetuosa, tenendo sullo sfondo alture e foreste (gli esterni vennero in gran parte girati nello stato di Washington). La casa del dottore si trova sulla cima di uno scosceso precipizio che sovrasta il campo dei minatori, e Daves ricorre al dolly per sottolinearne l'altezza vertiginosa, forse anche per simboleggiare che il personaggio, nel porsi al di sopra della massa indistinta, esprime la propria necessità di prendere le distanze dagli eventi al fine di mantenerne il controllo. Vi è una sorta di implicito sadismo nelle parole di Elizabeth, quando accusa il dottore di attirare a sé le persone per poi allontanarle quando si avvicinano troppo: "Do you like to torture?". Una volta eliminato Frenchy, il dottore viene pervaso da una strana passività, come se accettasse la propria colpevolezza non tanto per questo assassinio, quanto per la morte del fratello e della moglie. Paralizzato dal rimorso, Frail non chiede aiuto a Elizabeth; verrà comunque salvato dal sacrificio della donna, che cede tutto quanto è in suo possesso. The Hanging Tree è tratto dall'omonimo romanzo di Dorothy M. Johnson, una delle migliori scrittrici di western degli anni Cinquanta, dalle cui opere furono tratti pure The Man Who Shot Liberty Valance (L'uomo che uccise Liberty Valance, John Ford 1962) e A Man Called Horse (Un uomo chiamato cavallo, Elliot Silverstein 1970).

Interpreti e personaggi: Gary Cooper (Dr. Joseph Frail), Maria Schell (Elizabeth Mahler), Karl Malden (Frenchy Plante), George C. Scott (Grubb), Karl Swenson (Tom Flaunce), Ben Piazza (Rune).

Bibliografia

A. Ferrero, L'albero degli impiccati, in "Cinema nuovo", n. 138, marzo-aprile 1959.

P. Pigenet, The Hanging Tree, in "Études cinématographiques", n. 12-13, hiver 1961.

J. Petley, The Hanging Tree, in The BFI Companion to the Western, a cura di E. Buscombe, London 1988.

W. Metz, Have Your Written Your Ford Lately? Gender, Genre, and the film adaptations of Dorothy Johnson's Western Literature, in "Literature/Film quarterly", n. 3, July 2003.

Vedi anche
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