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vaghezza

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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vaghezza

Alessandro Niccoli

L'esempio nel quale il termine, sia pure in senso figurato, ricorre in un'accezione più prossima al valore fondamentale (" andare qua e là ") del verbo ‛ vagare ', da cui v. deriva, sembra quello di Pg XVIII 144 tanto d'uno in altro [pensiero] vaneggiai, / che li occhi per vaghezza ricopersi, / e 'l pensamento in sogno trasmutai.

È questa l'interpretazione del passo proposta dal Buti (" per la sollecitudine dei pensieri vaganti qua e là venne lo sonno, e io m'addormentai ") e ripresa dalla maggioranza dei commentatori moderni. Solo il Mattalia, osservando che ‛ vago ' nell'uso normale del poema vale più frequentemente " desideroso " che non " errabondo " e che, con l'interpretazione consueta, v. sarebbe un'inutile ripetizione del vaneggiai del verso precedente, dà al vocabolo il significato di " bisogno di sonno ", in conseguenza di che il poeta si addormenta.

Da quest'accezione si passa facilmente a quella di volubilità mentale e quindi di " curiosità scioccamente smodata " di cose nuove (cui può alludere anche ‛ vago ': cfr. Cv I IV 5 e Pg III 13), nell'accenno ad Albero da Siena, il quale pretendeva che Griffolino gli rivelasse il segreto di levarsi in volo: quei ch'avea vaghezza e senno poco, / volle ch'i' li mostrassi l'arte (If XXIX 114).

Vale " desiderio ", " voglia ", nel passo in cui la sapienza partecipata delle creature è paragonata a una druda de la quale nullo amadore prende compiuta gioia, ma nel suo aspetto contentan la loro vaghezza (Cv III XII 13).

Vocabolario
vaghézza
vaghezza vaghézza s. f. [der. di vago1]. – 1. L’essere vago, cioè indeterminato, incerto, poco preciso: accennare con v. a un fatto; v. di un’accusa; con riferimento a opere figurative: v. di linee, v. di contorni. 2. Bellezza, leggiadria,...
indefinizióne
indefinizióne s. f. [comp. di in-2 e definizione] Spec. nel linguaggio giuridico e in psicologia, e non com. nella critica d’arte e letteraria, indeterminatezza, vaghezza.
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