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RABIN, Yitzahak

di Martina Teodoli - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
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RABIN, Yitzahak

Martina Teodoli

Militare e uomo politico israeliano, nato a Gerusalemme il 1° marzo 1922 da una famiglia di immigrati di origine russa. Si diplomò presso la Scuola agraria di Kadūri a Kfar Tabōr nel 1940 e l'anno successivo entrò nelle file della Palmach, corpo speciale dell'Haganah, organizzazione paramilitare ebraica. Partecipò ad azioni contro i Francesi in Siria e Libano, nell'ambito delle operazioni militari durante la seconda guerra mondiale, e successivamente prese parte ad azioni terroristiche contro gli Inglesi, in conseguenza delle quali subì un periodo di detenzione di sei mesi (1946). Negli anni seguenti compì una rapida carriera militare: comandante di brigata nel 1948, fu nominato colonnello e rappresentò le forze armate israeliane nei negoziati del 1949 con gli Egiziani; capo reparto dello Stato Maggiore (1960-63), fu poi capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane (1964-68), e in questa veste diresse le operazioni militari durante il conflitto del giugno 1967.

Ambasciatore negli USA (1968-73), rientrò quindi in Israele e nel dicembre 1973 venne eletto alla Knesset come deputato laburista. Ministro del Lavoro dal marzo all'aprile 1974, sostituì G. Meir alla guida del governo nel giugno dello stesso anno, dopo la crisi seguita alla sconfitta militare dell'ottobre precedente. Dimessosi per uno scandalo finanziario nel 1977, fu in seguito ministro della Difesa (1984-90) di due successivi governi di unità nazionale e diresse la repressione dell'intifāḍa, scoppiata nel 1987 nei territori occupati. Subentrato a S. Peres alla presidenza del Partito laburista (febbraio 1992), si presentò alle elezioni politiche del giugno 1992, grazie alla reputazione di durezza ottenuta negli anni precedenti, come garante delle esigenze difensive, particolarmente sentite in seguito all'avvio dei negoziati di pace con i paesi arabi (1991). Dopo la vittoria elettorale formò un governo di coalizione; di fronte alla recrudescenza della tensione e ai gravi disordini registrati nei territori occupati, nel dicembre 1992 ordinò la deportazione in Libano di 413 Palestinesi, accusati di essere sostenitori del Movimento di resistenza islamica (Ḥamas): essi, non accolti dal Libano, rimasero accampati nella terra di nessuno compresa fra il territorio libanese controllato dalle forze israeliane e l'area controllata da Beirut, rientrando a scaglioni in Cisgiordania e Gaza entro il dicembre 1993. Nella stasi dei negoziati ufficiali R. ha firmato, con Y. ῾Arafāt, una Dichiarazioni di Principi (settembre 1993) che implica il riconoscimento reciproco fra OLP e Israele e prevede l'avvio di una fase transitoria di autonomia palestinese nei territori occupati. Per questa volontà di pacificazione gli è stato conferito nel 1994, assieme ad ῾Arafāt e Peres, il premio Nobel per la pace.

Bibl.: Y. Rabin, The Rabin memoirs, Boston 1979; R. Slater, Rabin of Israel, New York 1993.

Vedi anche
NATO Sigla dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (in inglese, North Atlantic Treaty Organization). colonnello Nell’Esercito, nell’Aeronautica e nei corpi armati dello Stato, il grado più elevato degli ufficiali superiori, cui sono associate le funzioni di vicecomandante di brigata, comandante di reggimento o di stormo o incarichi equivalenti (nella Marina militare, gli corrisponde il grado di capitano di vascello). ... militare In genere, che concerne la milizia, l'esercito, le forze armate e coloro che ne fanno parte;  con significato più specifico, soldato semplice o graduato di truppa. Beirut (arabo Bairūt) Città capitale del Libano (1.792.000 ab. nel 2003), capoluogo dell’omonima provincia (18 km2). Giace sulla costa levantina, su un promontorio con il quale termina un contrafforte del monte Libano; la città lo riveste in buona parte (elevandosi fino a 90 m s.l.m.) con i quartieri antichi ...
Vocabolario
rabino
rabino agg. [der. del lat. rabies «rabbia»], tosc., raro. – Facile a lasciarsi prendere dalla rabbia, dalla stizza.
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