• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

MACIACHINI, Carlo

di Carmelo Gulli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)
  • Condividi

MACIACHINI, Carlo

Carmelo Gulli

Nacque a Induno Olona, presso Varese, il 2 apr. 1818 da Agostino e da Rosa Cagnola.

Le condizioni economiche della famiglia lo costrinsero, ancora adolescente, a lavorare come falegname in alcune botteghe a Induno Olona e a Varese, dove dimostrò subito una spiccata capacità nell'intaglio. Trasferitosi a Milano nel 1838 lavorò nella bottega dell'ebanista Carlo Invernizzi, frequentando, contemporaneamente, corsi serali di ornamento e architettura presso l'Accademia di Brera. In questo periodo ebbe modo di seguire il dibattito sul restauro architettonico e sulle teorie di Pietro Selvatico, sviluppando la passione per l'architettura.

Nel 1842 il M. sposò Maria Rosa Riva dalla quale ebbe un figlio, Augusto, che, divenuto valido ingegnere, lo sostenne lungo l'intenso percorso professionale. Durante il soggiorno milanese aprì un laboratorio a Terraggio, vicino a porta Vercellina, riuscendo, con la propria attività di ebanista, ad acquisire una certa notorietà nell'ambiente culturale cittadino (Franchini, 1987, p. 118).

Il M. si distinse in campo architettonico dal 1859 quando vinse il concorso per la costruzione della nuova chiesa serbo-ortodossa di S. Spiridione (detta anche degli Schiavoni) a Trieste. Il progetto, poi realizzato, prevedeva un edificio a croce greca in stile neobizantino sormontato da cinque cupole, secondo la tradizione orientale, arricchito da un personale uso di marmi colorati e mosaici dorati: già quest'opera rivela l'abilità del M. nel combinare differenti linguaggi architettonici, che rimarrà una costante della sua produzione.

Nel 1860, insieme con l'architetto Giovanni Brocca, redasse un progetto, con il quale prese parte al primo concorso per il completamento della facciata di S. Maria del Fiore a Firenze.

Il 17 novembre dello stesso anno fu bandito un concorso per il nuovo cimitero Monumentale di Milano; tra i ventotto progetti presentati nel 1863, fu scelto all'unanimità quello del M. che prevedeva, tra l'altro, l'utilizzazione delle strutture preesistenti. La costruzione iniziò nel gennaio del 1865 e all'anno successivo risale l'inaugurazione, anche se i lavori si protrassero ancora a lungo e il M. li seguì fino al 1887.

In principio egli tentò, come per S. Spiridione, di proporre modi e aspetti tipicamente orientali; ma durante l'esecuzione abbandonò tale intento preferendo schemi a pianta centrale in cui si fondevano elementi gotici e quattrocenteschi. Riflessioni stilistiche che sono chiaramente manifeste nel famedio. Posto al centro della struttura cimiteriale, questo tempio dei milanesi illustri presenta una pianta a croce greca con ampie rampe di accesso e domina, con il vasto fronte bicromo, i pinnacoli e i portici laterali, la piazza d'ingresso.

Tra il 1867 e il 1868 realizzò la propria abitazione milanese, andata distrutta durante la seconda guerra mondiale, ubicata tra le odierne via Turati e via dei Giardini. L'edificio era caratterizzato da elementi architettonici pseudomedievali e da richiami all'edilizia religiosa (ibid., pp. 102 e 103 figg. 12-15).

In quegli stessi anni il M., oramai considerato esponente di spicco della cultura eclettica di fine secolo, per la fantasiosa capacità di rielaborare gli stili e di interpretarne correttamente gli elementi antichi, ricevette il titolo di cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, conferitogli l'11 febbr. 1866, e la nomina a socio onorario della Reale Accademia di belle arti di Brera, il 31 marzo 1868.

A partire dall'ottavo decennio dell'Ottocento, il M. cominciò a occuparsi di restauri architettonici e, prevalentemente, del completamento delle facciate, con risultati a volte discutibili.

Spesso per la terminazione dei fronti delle fabbriche trasse spunto dalla composizione architettonica e decorativa dei fianchi dell'edificio o da pochi elementi superstiti; ma nella sostanza egli sostituì, sovente, parti rimosse o perdute con ardite interpretazioni personali. In ogni modo nel campo del restauro, costantemente preoccupato di perseguire una visione stilisticamente unitaria, egli si mostrò nella pratica più cauto di altri suoi colleghi.

Gli interventi più noti furono i restauri archeologici delle facciate di S. Simpliciano (1870) e di S. Marco (1872) a Milano. In queste circostanze, pur riservando particolare attenzione alle parti originarie superstiti, egli integrò con estesi completamenti le lacune, sebbene con significativi ripensamenti in corso d'opera. Un agire che mostra caratteri comuni alla prassi diffusa in Italia alla fine dell'Ottocento e che risente indubbiamente dell'influenza delle teorie francesi prevalenti in quel periodo. Il M. se ne avvalse anche nei restauri delle facciate del duomo e della collegiata di S. Lorenzo a Voghera (1874-75), sempre con l'intento di perseguire quell'unità formale desunta dai superstiti brani dell'apparato figurativo del monumento. La realizzazione del fronte di S. Maria del Carmine concluse, nel 1880, il ciclo dei restauri delle facciate milanesi.

Negli anni 1882-85 eseguì il progetto per la cupola del duomo di Pavia e, nel 1893, fu incaricato anche del progetto della nuova facciata, il cui rivestimento marmoreo fu realizzato solo parzialmente. Tale commissione costituisce l'atto conclusivo del lungo e proficuo lavoro svolto dal M. come architetto.

Il M. morì il 10 giugno 1899 a Varese nella sua casa neorinascimentale in via Aguggiari (non più esistente); le sue spoglie sono custodite nel cimitero Monumentale di Milano.

Fonti e Bibl.: A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 202 n. 1; L. Brambilla, Varese e suo circondario, I, Varese 1874, p. 110; L. Zanzi, Il mio paese. Gli artisti, Varese 1879, pp. 87-91; G. Merzario, I maestri comacini, II, Milano 1893, pp. 158 s.; E. Marini, Milano illustrata, Milano 1903, p. 212; A. Melani, Diz. dell'arte e delle industrie artistiche illustrato, Milano 1930, pp. 349 s.; A.M. Bessone-Aurelj, Diz. degli scultori ed architetti italiani, Roma 1947, p. 319; P. Mezzanotte - G.C. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, ad ind.; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1961, pp. 543 s.; Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 412-414; L. Grassi, Province del barocco e del rococò, Milano 1966, pp. 154-157; V.G. Bono, Voghera. Palazzi e chiese, Voghera 1984, pp. 161-165; L. Franchini, Il cimitero Monumentale nel dibattito sull'eclettismo nell'architettura funeraria, in Arte lombarda, 1984, nn. 68-69, pp. 79-95 (in particolare pp. 82-93); Id., Un architetto-restauratore lombardo del secondo Ottocento: C. M., ibid., 1987, n. 83, pp. 97-120; G. Scaramellini, L'architetto M. a Chiavenna (1887-89), in Clavenna, XXVII (1988), pp. 199-205; G. Pacciarotti, Disegni inediti di C. M. a Busto Arsizio, in Il Disegno di architettura, dicembre 1989, pp. 29 s.; A. Bertoni - A. Grilli, M. e Induno, in Il Palio dei rioni, Varese 1998, pp. 14-27; G. Bertoni, C. M. architetto: dalla brughiera di Induno al protagonismo milanese, ibid., pp. 9-13; M. Architetto e restauratore. Atti del Convegno, Induno Olona( 1999, a cura di L. Rinaldi, Varese 2002; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 517; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 450; The Dictionary of art, XX, pp. 6 s.

Vedi anche
Bellòtti, Biagio Bellòtti, Biagio. - Pittore e scrittore (Busto Arsizio 1714 - ivi 1789). Canonico, musicista e poeta in vernacolo (scrisse, tra l'altro, una commedia: La Momnera bustese), fu pittore di vivace estro decorativo. Affreschi in S. Giovanni (1755-66) e S. Maria in Prato (1774) a Busto Arsizio, nella Certosa ... Beltrami, Luca Architetto italiano (Milano 1854 - Roma 1933). Prof. (dal 1880) all'accademia di Brera e quindi (dal 1891) direttore dell'Ufficio per la conservazione dei monumenti lombardi. Si deve a lui il restauro e la sistemazione del Castello Sforzesco a Milano. Trasferitosi a Roma nel 1920, architetto del Vaticano ... Bòito, Camillo Bòito, Camillo. - Architetto e scrittore italiano (Roma 1836 - Milano 1914), fratello di Arrigo. Educato a Venezia, nel 1856 fu chiamato dal suo maestro P. Selvatico a insegnare all'Accademia. Dal 1860, per 48 anni, insegnò a Brera, esercitando, con la sua personalità e con la sua opera, un notevole ... Ponchièlli, Amilcare Ponchièlli, Amilcare. - Musicista (Paderno Cremonese 1834 - Milano 1886). Studiò al conservatorio di Milano con F. Frasi e Lauro Rossi. Organista di S. Ilario in Cremona, in questa città diede nel 1856 la sua prima opera, I Promessi Sposi, cui nel 1861 seguiva La Savoiarda. Nel 1862 divenne capomusica ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Arti visive
Tag
  • SECONDA GUERRA MONDIALE
  • MAESTRI COMACINI
  • PIETRO SELVATICO
  • BUSTO ARSIZIO
  • INDUNO OLONA
Altri risultati per MACIACHINI, Carlo
  • Maciachini, Carlo
    Enciclopedia on line
    Architetto (Induno Olona 1818 - Varese 1899). Eclettico, autore a Milano della cappella e di diversi edifici del cimitero monumentale (1863-97), della facciata di S. Maria del Carmine (1880) e del restauro di S. Marco (1871).
Vocabolario
carlo
carlo s. m. – Denominazione generica di monete emesse da sovrani di nome Carlo; fu data allo scudo (filippo) di Carlo II re di Spagna e dell’imperatore Carlo VI, e a una moneta d’oro del valore di 5 talleri di Carlo duca di Brunswick....
san Carlo
san Carlo locuz. usata come s. m. (pl. san Carli). – Moneta d’argento con il tipo di s. Carlo emessa da Carlo Emanuele I duca di Savoia nel 1614, del valore di 9 fiorini, aumentato via via negli anni seguenti (nel 1630 era superiore di...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali