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LIARDO, Filippo

di Maria Viveros - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)
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LIARDO, Filippo

Maria Viveros

Nacque a Leonforte, presso Castrogiovanni (l'odierna Enna) il 1° maggio 1834 da Salvatore, cardatore di lana, e Rosalia Pappalardo. In tenera età andò a vivere con la famiglia a Termini Imerese e a vent'anni a Palermo, dove studiò pittura alla scuola di Salvatore Lo Forte. Agli inizi dell'attività del L. possono essere ricondotti due disegni, un Ritratto di ecclesiastico e una Scena biblica (Palermo, Galleria regionale della Sicilia, Gabinetto dei disegni e delle stampe di palazzo Abatellis) e il ritratto di Anton Maria Gargiotta, un olio datato 1857 (Termini Imerese, Museo civico). Si tratta di prove dall'esito ancora piuttosto impacciato, condizionate da una troppo pedissequa impostazione accademica.

Grazie ai proventi derivatigli dall'esecuzione di ritratti per la ricca borghesia del Palermitano, alla fine del 1857 poté trasferirsi a Napoli, attratto dalla fama di Domenico Morelli, del quale frequentò assiduamente lo studio. L'alunnato presso il maestro costituì la base culturale su cui si innestarono diverse esperienze, sia espressive sia tecniche, i cui primi risultati sono stati ravvisati dalla critica, per esempio, nel Ritratto del sig. Stefano Morvillo (ibid.).

Arruolatosi nel 1860 tra i 2000 "picciotti" accorsi da ogni parte della Sicilia per unirsi ai Mille di Giuseppe Garibaldi, si distinse il 22 luglio durante un combattimento nei pressi di Catania e, dopo la battaglia del Volturno, fu promosso ufficiale a Napoli.

All'indomani dell'Unità d'Italia, la grande Esposizione italiana agraria, industriale e artistica, tenutasi a Firenze nel 1861, diventò anche l'occasione per un confronto diretto tra le diverse "scuole" pittoriche italiane. Il L. vi partecipò con un Ritratto a mezzo busto e uno Studio del Mugnone.

È proprio tale soggetto che indica come già a quella data fosse entrato in contatto con il gruppo dei pittori della Scuola di Piagentina, dei quali propone gli stessi temi. Il L., quindi, si trovò coinvolto dal turbine delle nuove idee dibattute tra gli artisti dell'ambiente fiorentino, attratto da una parte dal tema della storia, vissuta e sofferta, ma sempre con finalità politiche, dall'altra dal modo di vedere la natura e di trasmetterla in composizioni cromaticamente sempre più sintetiche. Ancora incerto su come procedere dal punto di vista formale, fu, però, in piena sintonia con l'ideologia di quel gruppo di artisti. Staggia (già Firenze, collezione Nina Cornieri Vanni), infatti, è un'ulteriore conferma della scelta del L. di avvicinarsi a pittori come Lorenzo Gelati e Odoardo Borrani, dei quali proponeva sia le scelte tematiche sia quelle esecutive. Le opere di questi anni (Viveros, 1994) testimoniano il suo impegno nel cogliere gli aspetti paesaggistici e luministici, per esempio della Valle dell'Arno, e la sua ricerca verso una semplificazione formale ottenuta mediante campiture sempre più nette di colore. Contemporaneamente egli continuava a esercitarsi sui testi artistici della gloriosa tradizione locale: gli Uffizi e la chiesa di S. Maria Novella erano per lui luoghi di studio, come attestano alcuni disegni della collezione del Comune di Leonforte.

Nello stesso anno partecipò all'esposizione organizzata dalla Società promotrice di belle arti di Firenze con Il trasporto del corpo di una vergine sul lago di Lucerna in Svizzera e a quella di Napoli con il dipinto Presso il Mugnone in Firenze.

Nel 1862 il L. accorse per la seconda volta al seguito di Garibaldi, per il tentativo che avrebbe dovuto portare alla liberazione di Roma. Delle conseguenze dello scontro sull'Aspromonte, in Calabria, tra i garibaldini e le truppe inviate dal re Vittorio Emanuele II, rimane testimonianza in un disegno del 21 novembre in cui il L. ritrasse Garibaldi ferito (collezione dell'assessorato delle Finanze della Regione Sicilia, in deposito presso il Museo civico di Castello Ursino di Catania).

Non potendo recarsi a Roma, a causa della sua attività di garibaldino, tornò a studiare a Firenze. Nel 1863 prese parte alla mostra della Società promotrice di belle arti di Torino con due oli: Poverella alla porta laterale del duomo di Pisa e Studio di animale; e, l'anno successivo, a quella organizzata dalla Società promotrice di belle arti di Napoli con Una povera donna, Campagna presso Firenze e L'Arno fuori porta S. Croce a Firenze (Napoli, Musei e Gallerie nazionali di Capodimonte, in sottoconsegna all'avvocatura erariale napoletana). A Firenze intanto il L. si era ben integrato nel gruppo dei macchiaioli, di cui percorse le vie. A Palermo, nel 1864, presentò all'esposizione di belle arti della Società promotrice, oltre a Il lago di Lucerna, un dipinto "toscano": Paese dai dintorni di Firenze. Del 1864 è anche un'ulteriore versione del Torrente Mugnone (Napoli, Musei e gallerie nazionali di Capodimonte, in deposito presso la Camera dei deputati), che riecheggia gli analoghi soggetti di Giuseppe Abbati e ancor più di Borrani, non solo per l'inquadratura, ma anche per la rapidità con cui il L. stende sulla tela il colore grumoso.

Nel 1865 espose a Palermo Scena del bombardamento di Palermo, 1860 (Palermo, Galleria d'arte moderna Empedocle Restivo), memore degli insegnamenti morelliani oltre che di certe suggestioni di derivazione indunesca, che presentò con successo anche al Salon di Parigi del 1866. In quell'anno, alla mostra della Società promotrice di belle arti di Palermo, presentò La leggitrice.

Il L. seguì Garibaldi ancora una volta nel 1866, per prendere parte alla terza guerra d'indipendenza contro l'Austria.

La sua partecipazione alla guerra è ampiamente documentata da una ricca serie di disegni (Leonforte, collezione del Comune; Palermo, assessorato delle Finanze, in deposito a Catania, Castello Ursino; Termini Imerese, Museo civico), oltre che dalla testimonianza di Raffaello Sernesi il quale, in una lettera scritta da San Felice del Benaco il 12 luglio di quell'anno e indirizzata a Telemaco Signorini (Vitali, p. 207), diceva di averlo visto a Salò durante una delle soste dei garibaldini.

Proprio dal 1866 il L. cominciò la sua collaborazione con il periodico francese Le Monde illustré, con cui aveva preso contatto probabilmente già nel 1865, durante il suo primo viaggio a Parigi. Dal campo di battaglia inviava i disegni che, elaborati da incisori, venivano pubblicati per illustrare episodi del conflitto (13 ott. 1866, p. 244; 10 nov. 1866, p. 305).

Al termine della guerra il L. si trasferì per breve tempo a Roma, dove entrò in contatto con la famiglia Borghese, che gli permise di stabilire il proprio atelier a villa Frascati, dove eseguì tre ritratti femminili, oggi irreperibili, di componenti della famiglia Borghese (De Belina, p. 369).

Ritornato nuovamente a Firenze, viene ricordato, in un ritratto affettuosamente ironico, dall'amico Signorini (pp. 133 s.), come uno degli abituali frequentatori del gruppo bohémien di artisti che erano soliti riunirsi in una sala del caffè Michelangiolo. Riferimenti al L. compaiono, inoltre, nelle pagine del Gazzettino delle arti del disegno, periodico diretto da Diego Martelli, come comprova il ritratto del pittore garibaldino Domenico Vianelli (Firenze, Biblioteca nazionale), deceduto durante la campagna del Trentino del 1866, eseguito dal L. all'acquaforte e allegato al n. 19 della rivista (1867).

Nel 1867 si trasferì a Parigi; l'attività di grafico per alcuni periodici, come Le Monde illustré, dovette essere naturalmente un incentivo per questa sua decisione, come è attestato dalle incisioni a sua firma comparse su alcuni numeri della rivista all'indomani del suo trasferimento (10 ag. 1867, p. 87; 17 ag. 1867, p. 101).

Si tratta di vivaci descrizioni di figure e di ambienti esotici carpiti tra i padiglioni dell'Esposizione universale di quell'anno, delle quali rimangono anche schizzi a matita e a penna (Leonforte, collezione del Comune).

È certa la sua presenza a Palermo nel 1869, quando espose nel palazzo municipale un Paesaggio (ubicazione sconosciuta) e il Ritratto del padre (Palermo, Galleria d'arte moderna E. Restivo), opera di intensa carica espressiva. Nel 1870 partecipò all'esposizione della Società promotrice di belle arti di Parma con un ritratto e quattro tavole con vari disegni dal vero.

Da questa data si perdono per alcuni anni le tracce del L., fino a quando è menzionato, il 6 ag. 1874, da Federico Zandomeneghi in una lettera inviata da Parigi a Signorini (Vitali, p. 284). Si sa, inoltre, che nel giugno del 1875 si trovava in Italia, poiché il 12 giugno inviò a Signorini un telegramma (Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi vari, 470, 36) da Anzio, dove si trovava "in compagnia del principe Borghese" per dipingere "varie impressioni". Questo prova come egli non avesse mai interrotto i contatti con l'ambiente fiorentino e, in particolare, con Signorini oltre che con Poldo Pisani, noto mercante d'arte. Tra il 1870 e il 1878 intraprese diversi viaggi, finché nel 1878 non rientrò definitivamente a Parigi (De Belina, p. 369). Di quell'anno è Nevicata a Rocca di Papa (Catania, collezione privata), risultato del passaggio da un'impostazione macchiaiola a tendenze impressioniste.

A Parigi entrò in contatto con Jean-Léon Gérôme. Eseguì numerosi dipinti, oggi dispersi in collezioni private, che solo di rado compaiono sul mercato antiquario.

La sua partecipazione pressoché costante ai Salons parigini dimostra come fosse rimasto fedele a uno stile ancora legato ai canoni della tradizione accademica.

Al Salon del 1880 fu accettato un suo olio, La récolte des neiges en Italie. L'anno successivo partecipò con dei disegni a penna; nel 1882 con Une rencontre e nel 1883 con L'inondation du quai d'Asnières e con un autoritratto a pastello. Nel 1887 presumibilmente collaborava, ancora come disegnatore, con alcune riviste giacché in occasione dell'esumazione del corpo di Gioacchino Rossini, il 1° maggio di quell'anno, fu notato mentre tentava uno schizzo del corpo del musicista composto nella bara e sorprendentemente trovato intatto. Sempre nel 1887 prese parte all'Esposizione nazionale artistica di Venezia con tre opere: L'inondazione del quai d'Asnières, un'incisione all'acquaforte di non specificato soggetto e Una lettura. L'anno successivo fu ancora presente al Salon parigino con il Ritratto del sig. Jules Peyrrache; e all'Esposizione universale di Parigi del 1889 inviò un Ritratto, uno Studio, il ritratto di Benito Juarez e Baccante. A quella data, come indicato nel relativo catalogo, era residente in rue de Couronne ad Asnières, sobborgo parigino dove aveva sede lo stabilimento grafico di Le Mondeillustré. Al Salon del 1894 presentò Le départ pour la prairie; nel 1899, Le cercle des patineurs (vendita Sotheby's, New York, 3 maggio 2000); e, nel 1902, La liseuse.

Nel 1904 il L. ritornò per breve tempo in Sicilia, a Catania, dove aveva una sorella e un fratello. Rientrato a Parigi, continuò a esporre ai Salons (1906 e 1908-12). L'unica testimonianza rimasta dell'attività degli ultimi anni è un raffinato Ritratto di dama, datato Parigi 1914 e di ubicazione sconosciuta (Viveros, 1994).

Il L. morì ad Asnières, in assoluta miseria, il 17 febbr. 1917.

Fonti e Bibl.: G. Sanfilippo, F. L., in Il Vapore, 31 marzo 1858, p. 99; Yorick figlio di Yorick [P.C. Ferrigni], Viaggio attraverso l'Esposizione italiana del 1861, Firenze 1861, p. 105; G.B.F. Basile, Esposizione di belle arti della Società promotrice in Palermo, in Giornale di antichità e belle arti, 1° ag. 1864; A.M. De Belina, Nos peintres dessinés par eux-mêmes, Paris 1883, pp. 366-369; Folchetto [J. Caponi], La vita a Parigi (1887), Milano 1888, pp. 126, 159; T. Signorini, Caricaturisti e caricaturati al caffè Michelangiolo, Firenze 1893, pp. 131-134; F. Colnago, Un pittore in esilio, in Giornale di Sicilia, 21-22 febbr. 1917; G. Mazzola, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte, Nicosia 1924, pp. 181-183; E. Cecchi, "Macchiaioli" inediti, in Vita artistica, novembre-dicembre 1927, pp. 243 s.; S. Fiducia, F. L. pittore garibaldino, in Catania, Rivista del Comune, luglio-agosto 1932, pp. 149-154; M. Accascina, Un garibaldino pittore: F. L., in Giornale di Sicilia, 28 dic. 1935; Id., Ottocento siciliano: pittura, Roma 1939, passim; S. Fiducia, Un pittore siciliano che parlava francese, in La Sicilia, 30 luglio 1954; G. Peirce, Il fotografo di Garibaldi, in Il Tempo, 18 maggio 1957; G. Etna, F. L. pittore garibaldino, in Il Giornale d'Italia, 9-10 genn. 1961; Id., F. L. pittore garibaldino alternava il fucile alla matita, in Gazzetta dell'Italia, 1° febbr. 1961; E. Lavagnino, L'arte moderna, II, Torino 1961, pp. 859 s.; B.M. Bacci, L'Ottocento dei macchiaioli e Diego Martelli, Firenze 1969, pp. 28, 73, 79, 116; D. Di Gravio, F. L. pittore garibaldino, Bari 1970; Lettere dei macchiaioli, a cura di L. Vitali, s.l. 1978, pp. 207-209, 284-286; F. Grasso, Ottocento e Novecento in Sicilia, in Storia della Sicilia, X, Palermo 1981, pp. 180 s.; I. Mattarella, Pittori siciliani dell'800, Palermo 1982, pp. 14-16; A. Randisi, F. L. pittore garibaldino. Dal romanticismo all'impressionismo, Caltanissetta 1990; G. Barbera, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, pp. 883 s.; F. Razzetti, In fila per copiare quadri, in Gazzetta di Parma, 26 ott. 1992; M. Viveros, F. L.: compendio di una vicenda storico-artistica, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna dell'Università di Messina, 1994, n. 14, pp. 89-109; Id., in Ottocento siciliano (catal., Agrigento), a cura di G. Barbera, Napoli 2001, pp. 126, 195; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 182.

Vedi anche
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