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DE ORESTIS, Flaminio

di Maria Barbara Bertini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DE ORESTIS (Deorestis), Flaminio

Maria Barbara Bertini

Nacque a Nizza probabilmente nel 1593 (secondo J. De Orestis; 1595 secondo il Manno) da Pietro (morto il 29 genn. 1639) ed Anna Maria Rocchioni. Poco più che ventenne iniziò il suo apprendistato nell'ufficio del controllore generale delle Finanze sabaude G. Arnaldo e dopo cinque anni di servizio gli venne accordata una pensione annua di 200 ducatoni da fiorini 13 l'uno. Il 16 luglio 1624 Carlo Emanuele I assegnò al padre del D. l'arma gentilizia, menzionando espressamente "la fedeltà e affettuosa servitù" prestata dallo stesso D. come aiutante dell'Arnaldo. Dopo la morte di quest'ufficio, il D. proseguì il suo tirocinio presso il consigliere di Stato, auditore della Camera dei conti e del magistrato straordinario e controllore generale Andrea Pellegrino (o Pellegnino) e il 10 nov. 1625 fu nominato segretario ordinario del duca e della Gran Cancelleria, con la paga annuale di scudi 200 da lire 20 l'uno e a soldi 3 la lira. Vittorio Amedeo 1 rinnovò al D. la fiducia e la benevolenza dimostratagli dal predecessore, elevandolo, con patenti firmate in Chivasso il 27 febbr. 1631, alla carica di consigliere di Stato e controllore generale delle Finanze, con la paga annua di 1.000 ducatoni.

Nella difficile congiuntura attraversata dal Ducato, impegnato nella seconda guerra del Monferrato e sconvolto dalla peste, il D. continuò a dare brillanti dimostrazioni di solerzia e di devozione, amministrando con scrupolo le stremate finanze dello Stato; suoi prestiti al duca risultano annotati nelle contabilità ufficiali e il 1º marzo 1631 una patente ducale stabiliva che gli venisse rimborsata l'ingente somma di ducatoni 8.000 da fiorini 13 di Piemonte. Dalla verbalizzazione della sessione camerale del 1º marzo 1631 emerge con chiarezza, accanto alla conferma dell'incarico al D., la qualità della carica di controllore e la valenza giuridico-istituzionale della stessa. Egli infatti era tenuto a controllare scrupolosamente tutte le entrate e le uscite dello Stato, non doveva consentire alcuna alienazione del patrimonio ducale ed era tenuto al segreto d'ufficio.

Il 19 dic. 1635 la duchessa Cristina di Francia lo nominò auditore ordinario in sostituzione del defunto auditore Lupo, conservandogli interinalmente la carica di controllore generale con la paga annua complessiva di lire 1.200d'argento da soldi 20 l'una.

Dopo la morte di Vittorio Amedeo I (1637) la guerra civile collegata alla lotta per il potere aveva diviso lo Stato nelle fazioni contrapposte che facevano capo alla duchessa Cristina, sostenuta dalla Francia, e ai principi Tommaso e Maurizio, appoggiati dalla Spagna. Molti incarichi pubblici vennero in quei frangenti revocati. Il D., fedele alla reggente, risultò confermato dopo la composizione delle lotte, suggellata con il trattato del 14 giugno 1642.

L'attività del D. non fu tuttavia scevra di difficoltà e di amarezze. Le lettere che egli scrisse da Torino, Cuneo e Nizza al duca e a madama reale fra il 1626 e il 1645 ne sono eloquente testimonianza. È possibile cogliere in tale documentazione i riflessi del risentimento e verosimilmente dell'invidia che la sua rapida carriera burocratica dovettero suscitare in alcuni contemporanei. In particolare si trascinò negli anni una lunga vertenza personale con il presidente delle Finanze Orazio Buonfiglio che, iniziatasi nel 1633, trovò composizione solo nel 1647 con la vedova Francesca dell'ormai defunto Buonfiglio.

Il 3 apr. 1650 il D. dettò il proprio testamento rogato dal notaio Bartolomeo Moiniero di Torino. Morì a Torino, verosimilmente in questo stesso anno. Dalla moglie Onorata Pellegrino aveva avuto vari figli, tra i quali va ricordato Francesco Ottavio (1645-1705), domenicano, dottore in teologia, professore all'università di Bologna e inquisitore generale di Romagna.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Archivio di corte, Lettere particolari, marzo 11-D; Ibid., Arch. camerale, Patenti controllo Finanze, 1623-10, f. 12; 1624-10, f. 87; 1625-30, f. 241; 1630 in 31, f. 7; 1631 in 32, ff. 1, 208; 1634 in 35, f. 167; 1635-2, ff. 7, 25, 73, 142; 1635 in 36, ff. 1, 36; 1637-10, f. 217; 1637 in 38, f. 119; 1647 in 48, f. 11; 1649, f. 134; Ibid., Patenti Piemonte, 1625, reg. 43, f. 13; 1625, reg. 44, f. 107; 1627, reg. 48, f. 137; 1635, reg. 55, f. 148; reg. 59, f. 125; 1647, reg. 57, ff. 121, 264; 1649, reg. 42, f. 284; Ibid., Biglietti regi, 1622 in 27, f. 78; 1635 in 38, f. 65; 1633 in 39, f. 207; Ibid., Interinazioni di patenti, 1625 in 26, f. 11; 1623 in 26, f. 13; 1637 in 38, f. 129; Ibid., Sessioni camerali, 1727 in 32, ff. 239, 241; 1632 in 1635, f. 200; 1622 in 1633, ff. 391 ss., Art. 673, "Istruzione che dovrà osservare il S. Flaminio De Orestis di Nizza Consigliere et Controllore generale di finanze di S.A. Sr.ma di qua da monti ..."; Ibid., Art. 280, reg. 82, "Libro de' biglietti diretti da diversi Tesorieri e contabili rimesso dal S. Auditor Deorestis li 2 genaro 1639";reg. 87, "Registro delle Finanze dall'anno 1629 al 1636"; Ibid., Sezione notarile, Insinuazione di Torino, 1633, 16, c. 479; 1633, 1.12, c. 314; 1647, LI, c. 183; 1647, 1.3, c. 243; 1647, 1.12, c. 199; 1649, 1-7, c. 103; 1648, 1-7, c. 390; 1650, 1-5, c. 211 (testamento); Torino, Bibl. naz., A. Manno, Il Patriziato subalpino (datt.), XVIII, pp. 79 s.; G.M. Galleani, Orazione in morte del P.M. Francesco Ottavio De Orestis, in Relazione delle solenni esequie fatte nella morte del r. padre Francesco Ottavio De Orestis, da Nizza, inquisitor generale di tutta la Romagna, Faenza 1705; G. Galli, Cariche del Piemonte e paesi uniti, Torino 1798, III, pp. 43, 91; D. Promis, Monete reali di Savoia, Torino 1841, I, p. 427; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, Torino 1881, p. 182; J. De Orestis di Castelnuovo, Storia biogr. della famiglia De Orestis, Torino 1906; Id., La noblesse niçoise, Nice 1912, I, pp. 75 ss.; A. Nicola, Tre secoli d'arma nobile della fam. De Orestis (1624-1924) in Fert. Boll. della Associaz. fra oriundi savoiardi e nizzardi italiani, XIII (1924), 3, pp. 102 ss.; E. Stumpo, Finanza e Stato moderno nel Piemonte del Seicento, Roma 1979, p. 231.

Vedi anche
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