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ARDINGHELLI, Giuliano

di Gemma Miani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)
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ARDINGHELLI, Giuliano

Gemma Miani

Fiorentino di nascita, fratello del cardinale Niccolò e del cardinale Lodovico, fu segretario privato e uomo di fiducia del cardinale Alessandro Farnese, ma legato strettamente anche ai Farnese di Parma, al cui servizio passò tutta la vita. Se non è dato stabilire l'epoca nella quale l'A. entrò al servizio del cardinale Alessandro (ma da una lettera di A. Caro, che compose per lui un sonetto, si può dedurre che nel 1538 era già nel circolo dei Farnese), i rapporti tra i due appaiono sicuramente legati all'amicizia tra il cardinale Farnese e Niccolò Ardinghelli, che già dal 1536 appare tra i segretari del prelato, ma destinato a più brillante carriera.

Nel 1545-46 l'A. era al seguito del cardinal Farnese, impegnato in missioni diplomatiche in Germania. L'anno dopo era in Francia. Ma l'episodio cui è maggiormente legato il suo nome riguarda la crisi più grave del concilio di Trento. Inviato a Trento nel marzo 1547 per porgere le condoglianze al cardinale Madruzzo per la morte del fratello, corse voce che fosse latore ufficioso di un ordine del pontefice ai legati del concilio di trasferire immediatamente il concilio a Bologna, come in realtà avvenne in quei giorni: la notizia però non è stata accolta dalla più recente storiografia. Nel successivo settembre fu proposto a Paolo III come inviato a Carlo V, per la questione dell'occupazione spagnola di Piacenza dopo l'assassinio di Pier Luigi Farnese. La candidatura dell'A., scartata questa volta, si ripresentò il 27 febbr. 1548 per una analoga missione (non quale nunzio, come è stato erroneamente affermato) presso Carlo V alla dieta di Augusta, concernente le ultime decisioni papali sulla sede del concilio (scisso allora tra Trento e Bologna), l'arginamento della religione riformata in Germania e la restituzione di Piacenza alla casa Farnese. La scelta dell'A., a preferenza di Annibal Caro altro segretario del cardinal Farnese, fu dovuta alle buone relazioni correnti tra l'A. e il cardinale C. Madruzzo, vescovo di Trento, che doveva svolgere una parte importante nelle trattative con l'imperatore. La missione dell'A. ebbe infatti anche un aspetto privato, riguardante il chiarimento dei rapporti personali tra il cardinal Farnese e Carlo V, come risulta dalla istruzione che il Farnese scrisse per l'A. il 5 marzo 1548.

Passato per Bologna il 9 marzo, l'A. giunse ad Augusta il 13 successivo. L'incontro con Carlo V avvenne tra il 18 e il 22 marzo. Ripartendo da Augusta il 23, l'A. recò in Italia il gradimento imperiale circa l'invio di un legato papale in Germania, nel periodo in cui Carlo V andava negoziando l'interim religioso. A Bologna, prima di riferire a Roma, l'A. sottopose i risultati della propria ambasceria ai legati del concilio, cardinali G. M. Del Monte e M. Cervini.

Nell'autunno 1549 l'A. si trovava probabilmente alla corte di Urbino, se il cardinal Farnese lo faceva raccomandare alla sorella, la duchessa Vittoria Della Rovere, ricordando la riconoscenza dovuta al defunto cardinale Niccolò Ardinghelli.

Nell'estate 1550 l'A. fu incaricato dal cardinal Farnese di una nuova missione alla corte imperiale, concernente la restituzione di Piacenza, o almeno la conferma imperiale del ducato parmense ad Ottavio Farnese. L'A. ebbe funzione di agente privato del cardinale e di osservatore, appoggiato in questa azione dal nunzio S. Pighino. Le trattative non ebbero esito alcuno e nel dicembre 1550 furono ufficialmente sospese; ma l'A. si trattenne ancora alla corte per trattare altri affari privati del cardinale, quali la licenza di esportazione dei grani dei Farnese da Monreale, e per protestare, nel gennaio 1551, presso Carlo V per un tentativo di assassinio perpetrato ai danni del cardinale da persone del partito imperiale. L'A. dovette rientrare effettivamente in Italia nel marzo 1551, in seguito al voltafaccia filofrancese di Ottavio Farnese. All'inizio del 1552 l'A. si recò appunto a Parma., inviato dal cardinale Farnese presso Ottavio, per indurlo a desistere da una pericolosa linea politica e ad accettare lo stato di Camerino in cambio di Parma.

Nel luglio 1556, mentre si preparava il clamoroso voltafaccia, questa volta filospagnolo, di casa Farnese, l'A. venne inviato dal cardinale a Bruxelles alla corte imperiale.

Oltre che come agente privato del cardinale egli operò quale inviato del duca di Parma per preparare il soggiorno nelle Fiandre della duchessa Margherita e dell'undicenne suo figlio Alessandro. A tal fine, fu incaricato di negoziare con i banchieri di Anversa il trasferimento di fondi necessari al soggiorno del giovane a Bruxelles: operazione resa difficile dall'apertura delle ostilità tra Francia e Spagna e dal conseguente divieto di ogni operazione bancaria tra Anversa e Lione. L'A. perciò riuscì a farsi versare solo una parte del denaro tramite i banchieri Giacomini e Gondi. Frattanto, per conto del cardinale, dopo la conclusione del trattato segreto tra i Farnese e la Spagna del 15 sett. 1556, l'A. fu incaricato di sollecitare presso Filippo II compensi per la perdita delle sue rendite ecclesiastiche in territorio francese, causata dalla svolta politica di casa Farnese.

L'A. sostò nelle Fiandre dall'inverno 1556 alla primavera 1557, in attesa della duchessa Margherita e di Alessandro che avevano accompagnato Filippo II nel suo viaggio in Inghilterra. Dopo il loro ritorno nel maggio 1557, e la partenza di Margherita per l'Italia il 27 dello stesso mese, l'A. rimase a Bruxelles come maestro di casa e governatore del giovane Alessandro Farnese, ospite alla corte spagnola per perfezionare la propria educazione, ma anche per garantire la fedeltà e l'alleanza dei Farnese. Incaricato di sovrintendere agli interessi e all'educazione del giovane, l'A. ricevette uno stipendio mensile di 40 scudi d'oro, versatigli dal banchiere di Anversa Ascanio Caffarelli.

La fitta corrispondenza, che l'A. intrattenne fino al 1565 con la duchessa Margherita e con il duca Ottavio, riguarda soprattutto l'educazione del giovane Alessandro; che non fu sempre facile, particolarmente per la tendenza del Farnese ad una prodigalità eccessiva. D'altro canto, le lettere dell'A. al cardinal Farnese, di cui egli restò agente privato, preparano e seguono varie missioni di informazione e di osservazione sia di carattere politico (nell'agosto 1557 fu incaricato di premere su Filippo II perché desistesse dall'imporre a Ottavio Farnese l'apertura delle ostilità contro Paolo IV ed Ercole II d'Este: azione per cui l'A. non seguì alla lettera le istruzioni del cardinale, che ebbe a lamentarsene), sia di carattere privato (del settembre 1557 è la richiesta del vescovado di Toledo; dell'autunno 1558 l'inclusione negli articoli della pace di Cateau-Cambrésis della questione delle rendite francesi del cardinale; del settembre 1559 le istruzioni per il comportamento del cardinal Farnese al conclave).

Nel marzo 1560 l'A. accompagnò Alessandro in Spagna al seguito di Filippo II, che aveva lasciato Margherita Farnese al governo dei Paesi Bassi. Nell'autunno 1561 era con Alessandro all'università di Alcalá al seguito di don Carlos. Nel 1562 fu con il suo discepolo a Segovia e a Madrid. Nel 1564 accompagnò ancora Alessandro a Valencia, dove i rapporti tra i due cominciarono a incrinarsi seriamente, poi ad Alcalá dove l'A. si trovò in grave contrasto anche con l'altro maestro di Alessandro, l'umanista Francesco Luisini. All'inizio del marzo 1565, durante la conclusione delle trattative per il matrimonio di Alessandro con Maria di Portogallo, l'A. cercò ancora, come aveva tentato nel 1563, al fine di prolungare il suo "onorevole e lucrativo uffizio", di arrestare il corso dei negoziati, chiedendo al duca Ottavio di richiamare il figlio a Parma. Il contratto di nozze fu tuttavia firmato, il 25 marzo, dall'A. per conto dei Farnese. Non fu accolta la richiesta dell'A. di accompagnare Alessandro a Bruxelles dove avrebbe avuto luogo il matrimonio. Si ignora se fu subito accettata la sua richiesta di rientrare a Parma, e gli ultimi anni della sua vita restano oscuri.

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Naz. Centrale, cod. misc.II, II, 380, ff. 535-538, Riporto di m. G. A. ritornato da Cesare, in dta 30 marzo 1548 (è la relaz. della missione svolta presso Carlo V nel 1548); G. B. Adriani, Istoria de' suoi tempi, Firenze 1583, p. 285; A. Caro, Lettere scritte a nome del cardinale Alessandro Farnese, 3 voll., Padova 1765, passim; Id., Lettere familiari, 2 voll., Firenze 1957-59, passim; M. Gachard, Correspondance de Marguerite d'Autriche duchesse de Parme avec Philippe II, III, Bruxelles 1881, pp. X, XI, 415; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, Friburgi Br. 1901-1937, I, VI, X, XI, passim; W.Friedensburg, Nuntiaturberichte aus Deutschland (1533-1559), X, Legation des Kard. Sfondrato, Berlin 1907, passim; A. Cauchie-L. Van der Essen, Inventaire des Archives Farnesiennes de Naples, Bruxelles 1911, nn. 123, 138, 142, 145, 162, 546, 661, 1511, 1520, 1715, 1917; L. Van der Essen, Alexandre Farnèse prince de Parme, gouverneur général des Pays-Bas (1545-1592), I (1545-1578), Bruxelles 1933, passim; L. v. Pastor, Storia dei Papi, V, Roma 1942, pp. 582, 585, 618, 619; L. Van der Essen, Alexandre Farnèse et les origines de la Belgique moderne (1545-1592), Bruxelles 1943, p. 14; H. Jedin, Geschichte des Konzils von Trient, II, Freiburgi. B. 1958, p. 373.

Vedi anche
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