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FERRARIA, Luigi Ernesto

di Cristina Ciccaglione Badii - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)
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FERRARIA, Luigi Ernesto

Cristina Ciccaglione Badii

Nacque a Camburzano (Vercelli) il 21 giugno 1852 da Giuseppe e da Teresa Fasanini. Giovanissimo, intraprese lo studio del pianoforte con C. Rossaro e della composizione con C. Fassò. Laureatosi in giurisprudenza per assecondare i desideri del padre, abbandonò presto l'avvocatura per dedicarsi alla musica, impartendo all'inizio lezioni alla nipote Cesira Ferrani, che divenne poi famosa soprano, apprezzata da G. Puccini.

Verso il 1870 iniziò l'attività di compositore e strinse amicizia con C. Casella e G. Martucci; la residenza di Camburzano, divenuta un centro di cultura, vide riuniti lo scultore L. Bistolfi, il poeta G. Camerana, il pittore L. Delleani e talvolta il giovane A. Toscanini. Il 20 marzo 1890 al liceo musicale di Torino il quartetto Campanari presentò un quartetto del F. che fu molto applaudito dal pubblico.

Nel 1905 il F. aprì a Torino una scuola di pianoforte. Nel 1908 incontrò a Ginevra E. Jaques - Dalcroze; entusiasta del suo metodo il F., insieme con la moglie Olimpia Claro, un'allieva sposata alcuni anni prima, divenne sostenitore e propagatore delle teorie dalcroziane e fondò a Torino nel 1919 la prima scuola italiana di ritmica, i cui corsi estivi si tenevano a Camburzano. Nel 1913 fondò a Torino l'Associazione torinese amici della musica e ne diventò presidente. L'associazione dette il suo primo concerto con A. Zanella il 23 febbr. 1913 nella sala del liceo "Verdi". In questo stesso periodo il F. si esibì come accompagnatore di fiducia del celebre violinista C. Thompson nelle sue tournées in Italia.

Abbandonata l'attività compositiva per dedicarsi interamente a quella didattica, il F. creò metodi didattici e studi ritmici per pianoforte, battendosi per introdurre l'insegnamento della ritmica negli istituti musicali. Nel 1919 inviò al ministro della Pubblica Istruzione una lettera aperta in cui chiedeva l'autorizzazione per inserire nei conservatori e negli istituti musicali il metodo dalcroziano. Nel 1920 uscì, curato da lui stesso, il quaderno edito dall'Istituto ital. di ritmica dalcroziana dal titolo Per la riforma dell'insegnamento della musica: il metodo Jaques-Dalcroze in Italia, dove appare l'autorizzazione del ministro della Pubblica Istruzione a dar vita all'istituzione di corsi di ginnastica ritmica negli istituti di musica governativi, previo parere favorevole ed unanime espresso dalla Commissione permanente per l'arte musicale circa l'introduzione del nuovo metodo; il corso, in fase sperimentale, si terrà a Milano nell'anno 1920-21 e sarà ripetuto nei tre anni successivi.

Nel 1923 la ritmica venne introdotta nei regi licei femminili ma, nonostante il successo, non mancarono numerosi osteggiatori, primo fra tutti I. Pizzetti che, divenuto direttore del conservatorio milanese, ostacolò in ogni modo l'opera del F., finché nell'autunno del 1924, nonostante il parere favorevole della Commissione permanente, il ministero dichiarò di non volersi più interessare in modo così impegnativo ai corsi di ginnastica ritmica.

Autore di musica orchestrale il F. compose per pianoforte, 5 Melodie o Pezzi di bravura (Firenze 1891) e 1 ValseCaprice e Tarantella (Leipzig s.d.). Autorevole didatta, ha legato il nome a numerosi scritti sulla ritmica (dalcroziana in particolare), tra cui si ricordano: Ritmi e vibrazioni, 1º e 2º serie (Milano-Leipzig s.d.); Sei studi ritmici per pianoforte (Milano 1911); Cento marce ritmiche per l'insegnamento della ginnastica ritmica (proprietà dell'autore, 1912). Pubblicò inoltre a Milano presso l'editore Ricordi: 30 piccoli studi ritmici per pianoforte, 2 voll., 1916 e 1925; 33 saggi e improvvisi ritmici per pianoforte, 1923; 37 Studietti, 1925. I canti della montagna, raccolti e ordinati da U. Balestrieri - E. Monney - P. Revelli e armonizzati dal F., 1929; Ritmo, fraseggio, tocco. Introduzione ai cento studi ritmici, 1931; 24 Intermezzi ritmici per pianoforte a quatrro mani, 1932; 40 piccoli studi ritmici per violino e pianoforte (s.d.). Numerose le partiture inedite. Manoscritto è rimasto il trattato d'armonia completato negli ultimi anni di vita.

Morì a Camburzano il 19 luglio 1933.

Bibl.: Necrol. in La Stampa, 21 lug. 1933;G. Berutto, Il Piemonte e la musica. 1800-1984, Torino 1984, p. 88; L. Rondolotto-I. Seniga, L. F. La didattica pianistica e lo spirito dalcroziano, Biella 1988; C. Schmidl, Diz. Univers. dei musicisti, suppl., p. 299.

Vedi anche
melodia Successione lineare di suoni, scelti nel sistema musicale di riferimento e organizzati ritmicamente, così da acquisire in chi ascolta contorni, fisionomia e un senso compiuti. A seconda del sistema musicale in cui è prodotta, si possono distinguere due tipi principali: la melodia strofica (o chiusa), ... violino Strumento musicale a corde e ad arco, appartenente alla famiglia della viola, del violoncello e del contrabbasso, nella quale occupa il posto del soprano, offrendo l’estensione più acuta di tutti gli altri, dal sol2 al do7. Fissato nella sua forma attuale alla fine del Cinquecento (violino fig.), è costituito ... musica Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la musica appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi ... conservatorio Istituto d’istruzione musicale.  ● L’origine dei conservatorio è antica. A Napoli, nel Seicento sorsero come istituti di beneficenza per avviare a un mestiere gli orfani: tali furono il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, il conservatorio di Santa Maria di Loreto, il conservatorio di S. Onofrio, ...
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lüigi
luigi lüigi s. m. [dal nome proprio Luigi; fr. louis]. – 1. Moneta d’oro, del valore di 10 lire, coniata in Francia nel 1640 per ordine di Luigi XIII, con il busto del sovrano al dritto e una croce formata da 8 L addossate e coronate al...
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beato luigi beato lüigi locuz. usata come s. m. – Nome delle monete d’argento di mezzo ducatone (4 lire e 80 soldi) e di un quarto di ducatone (2 lire e 40 soldi) fatte coniare nel 1626 da Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova, nel rovescio...
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