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ologramma

di Giuditta Parolini - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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Ologramma

Giuditta Parolini

Un’immagine a tutto tondo

Un ologramma è un’immagine tridimensionale di un oggetto – che ci sembra quasi di poter afferrare – realizzata per mezzo dell’interferenza di due fasci laser. Gli ologrammi forniscono un’immagine ripresa da punti di vista diversi e per questa ragione sono così ricchi di informazioni; essi permettono di realizzare sistemi di sicurezza per le banconote, memorie di grande capacità e di studiare le deformazioni dei materiali

Tre dimensioni sono meglio di due

Il nostro mondo ha tre dimensioni, così come gli oggetti reali che lo popolano. Tuttavia quando si scatta una fotografia viene meno la profondità perché l’apparecchio cattura l’immagine con un solo occhio, il suo obiettivo.

L’ologramma invece dà la sensazione di avere di fronte l’oggetto vero e proprio: ne offre un’immagine tridimensionale, apparentemente ripresa da prospettive diverse, e ne mantiene tutte le caratteristiche: in greco, non a caso, la parola ologramma significa «disegno completo».

La lastra di un ologramma conserva molte più informazioni di una comune pellicola fotografica perché registra anche la fase dell’onda (onde e oscillazioni) luminosa – vale a dire quando essa inizia e quando finisce –, oltre all’intensità della luce da cui è generata l’immagine. Eppure, il supporto su cui è inciso un ologramma è apparentemente indecifrabile. A differenza di un comune negativo – dove possiamo vedere in controluce, anche se in scala ridotta, l’immagine che sarà poi stampata – l’ologramma si presenta sulla lastra impressionata come un fitto groviglio di linee e un alternarsi di zone chiare e scure. Per osservare l’oggetto bisogna illuminare la lastra con un fascio laser analogo a quello che ha registrato l’immagine, anche se, in alcuni casi, basta una comune sorgente di luce per vedere l’ologramma. È quello che accade con la striscia olografica e la placchetta di sicurezza che compaiono su molte banconote, per esempio quelle degli euro: quando si inclina la banconota in corrispondenza degli inserti olografici si possono osservare il valore della banconota insieme al simbolo dell’euro o a una piccola immagine.

Una tecnica tutta laser

Il fisico ungherese Dennis Gabor aveva capito come realizzare gli ologrammi sin dal 1947, ma solo a partire dagli anni Sessanta, con la costruzione dei primi dispositivi laser, queste immagini si sono effettivamente diffuse.

La luce emessa dal laser, infatti, permette di registrare tutte le informazioni con cui ricostruire l’immagine tridimensionale dell’oggetto perché è monocromatica, intensa e coerente (tutte le onde luminose hanno la stessa fase).

Il fascio laser usato per creare un ologramma è suddiviso in due componenti: la prima viene indirizzata sull’oggetto di cui si vuole ottenere l’ologramma e viene da questo riflessa prima di impressionare la lastra, mentre l’altra – chiamata fascio di riferimento – arriva direttamente sulla pellicola dopo essere stata deviata da alcuni specchi.

L’interferenza tra la luce riflessa dall’oggetto e la luce di riferimento permette di registrare le informazioni sulla fase dell’onda luminosa e crea l’intreccio di linee fatto di zone chiare e scure che si osserva sulla lastra.

Strane proprietà degli ologrammi

Ogni frammento del supporto di un ologramma non registra solo una parte dell’immagine, come in una fotografia, ma contiene sempre tutte le informazioni necessarie per ricostruirla interamente: il risultato, in questo caso, sarà solo più piccolo e meno definito di quello che si otterrebbe con l’intera lastra. Sullo stesso supporto per ologrammi si possono inoltre registrare senza difficoltà molte immagini di oggetti diversi. Basta cambiare, di volta in volta, l’angolo con cui la luce laser viene fatta incidere sulla lastra. In questo modo un ologramma può diventare una memoria capace di immagazzinare moltissimi dati e di conservarli anche se viene in parte danneggiata.

Gli ologrammi permettono inoltre di verificare se un oggetto ha subito deformazioni e questo è di grande utilità nelle ricerche sui materiali. Basta registrare sullo stesso supporto due ologrammi e metterli a confronto con tecniche di interferenza luminosa. In questo modo emergono differenze anche molto piccole, comparabili con la lunghezza d’onda della luce laser utilizzata per realizzare l’ologramma.

Vedi anche
olografia In ottica, metodo di registrazione e riproduzione di immagini tridimensionali basato sull’impiego di un fascio di luce coerente: tale fascio viene indirizzato sia verso l’oggetto da riprodurre sia verso una lastra di materiale sensibile, in modo che l’interferenza tra la luce che proviene direttamente ... realtà virtuale realtà virtuale Simulazione all'elaboratore di una situazione reale con la quale il soggetto umano può interagire, a volte per mezzo di interfacce non convenzionali, estremamente sofisticate, quali occhiali e caschi su cui viene rappresentata la scena e vengono riprodotti i suoni, e guanti (dataglove) ... cibernetica Disciplina che si occupa dello studio unitario dei processi riguardanti «la comunicazione e il controllo nell’animale e nella macchina» (secondo la definizione di N. Wiener, 1947): partendo dalle ipotesi che vi sia una sostanziale analogia tra i ‘meccanismi di regolazione’ delle macchine e quelli degli ... Dennis Gabor Fisico ungherese naturalizzato britannico (Budapest 1900 - Londra 1979). Ricercatore presso la Siemens di Berlino e la BTH Co. di Rugby, professore presso l'Imperial College di Londra dal 1949 al 1967. Ha compiuto numerosi studî e ricerche nel campo della fisica applicata e in particolare dell'ottica. ...
Categorie
  • OTTICA in Fisica
Altri risultati per ologramma
  • ologramma
    Enciclopedia on line
    Immagine tridimensionale di un oggetto su lastra fotografica ottenuta sfruttando l'interferenza di due fasci di luce laser, uno diffratto dall'oggetto e l'altro riflesso da uno specchio. La tecnica olografica fu inventata nel 1947 dal fisico D. Gabor.
  • ologramma
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    ologramma [Der. di olografia, sul modello di fotogramma da fotografia] [OTT] L'immagine, per lo più fotografica, ottenuta con l'olografia (ottica, ma anche acustica, radio, ecc.): v. olografia ottica: IV 226 f. In genere, ha la stessa qualificazione del particolare tipo di olografia: o. d'ampiezza, ...
Vocabolario
ologramma
ologramma s. m. [comp. di olo- e -gramma] (pl. -i). – Il risultato della registrazione fotografica di un’immagine (ottica, elettromagnetica, acustica) ottenuta con una delle tecniche dell’olografia.
ologràfico
olografico ologràfico agg. [der. di olografia] (pl. m. -ci). – Relativo all’olografia: metodo o. per lo studio di deformazioni; lastra o., lo stesso che ologramma.
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