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rimare

di Mario Pazzaglia - Enciclopedia Dantesca (1970)
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rimare

Mario Pazzaglia

" Comporre poesie in rima ", che, secondo la definizione di Cv IV II 12, può essere considerata in senso stretto come quella concordanza che ne l'ultima e penultima sillaba far si suole, e in senso lato come tutto quel parlare che 'n numeri e tempo regolato in rimate consonanze cade. E poiché dire per rima in volgare tanto è quanto dire per versi in latino, secondo alcuna proporzione (Vn XXV 4), r. significa " scrivere poesia in lingua neolatina ", secondo la nuova regolamentazione metrica romanza, assunta qui come elemento caratterizzante; o, più semplicemente, " scrivere poesia ", come in Vn XXV 6 e 10 (tre occorrenze), e in Cv IV II 3. Il participio rimate, unito al sostantivo cose (Cv I X 12) o parole (Vn XIII 7, XXXIX 6, XLI 1), denota, per sineddoche, il componimento poetico (ad es. il sonetto); in rimate consonanze (Cv IV II 12, citato) il vocabolo è invece usato nel suo senso ristretto e specifico.

Vocabolario
rimare
rimare v. tr. e intr. [der. di rima1]. – 1. tr. a. Trovare, usare una parola che faccia rima con un’altra: talora Dante rima una parola con una locuzione (per es., in Inf. XXX, 83-87, dove oncia e sconcia sono in rima con non ci ha). b....
rim shot
rim shot 〈rim šòt〉 locuz. ingl. (propr. «colpo d’orlo»; pl. rim shots 〈... šòts〉), usata in ital. come s. m. – Nella tecnica musicale della batteria, colpo dato con la bacchetta sull’orlo del tamburo.
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