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TOLEMAIDE d'Egitto

di Evaristo Breccia - Enciclopedia Italiana (1937)
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TOLEMAIDE d'Egitto

Evaristo Breccia

È la sola città fondata in Egitto dai conquistatori greci, quando si eccettui Alessandria ed è insieme con questa e con Naucratis una delle tre organizzate alla greca, sebbene con un'autonomia assai ristretta. Tolemaide era situata nell'alto Egitto e dovette la sua origine soprattutto all'evidente necessità di creare, nella parte meridionale del regno, un grosso centro ellenico. Difatti sorse sul luogo di una preesistente città egizia Si o P-si-Psoi, nelle vicinanze dell'antichissima sede dei Faraoni Tis e della famosa Tebe. In quanto città autonoma, ebbe un senato (βουλή) e un'assemblea popolare (ἐκκλησία) coi magistrati proprî di tali istituzioni, e venne divisa in tribù e demi. Tuttavia è chiaro che l'iniziativa e l'attività di tutti gli organi della cittadinanza erano limitate dalla diretta o indiretta influenza del sovrano. Se Tolemaide era sottratta al potere dei governatori della Tebaide, nondimeno doveva stare in stretto contatto con i funzionarî centrali residenti in Alessandria.

Tolomeo I Sotere, che vi era adorato come κτίστης o eroe fondatore, circondò la città di mura e costituì il primo nucleo della popolazione con una colonia di soldati greci. Questo nucleo ellenico fu successivamente alimentato e accresciuto con immigrati provenienti dalla Grecia e con Elleni di altre parti dell'Egitto. È probabile che senato e assemblea vi fossero scomparsi prima che la dinastia tolemaica finisse, ma sembra ammissibile che fossero risorte già prima del 202 quando Settimio Severo accordò le due istituzioni a tutte le metropoli dei distretti: né vi furono altre mutazioni fino alla conquista araba.

In Tolemaide il carattere ellenico si conservò più che altrove e più a lungo e fu sempre assai prevalente nonostante le inevitabili e notevoli infiltrazioni indigene. Accanto alle divinità del pantheon ellenico, Iside non tardò a conquistare un posto ragguardevole, e molte altre divinità indigene vennero successivamente accolte e venerate dai conquistatori.

Sotto l'aspetto edilizio, anche a Tolemaide furono applicati senza dubbio i principî dell'architettura ippodamea: due grandi strade incrociantisi verso il centro ad angolo retto, parallelamente alle quali si svolgeva la rete delle minori strade in modo da formare scacchiera. Vi sorgevano i consueti pubblici edifici. Sono documentati un teatro, il pritaneo, il palazzo pubblico, parecchi santuarî - di Giove, di Dioniso, di Iside, per es. - e nell'età tolemaica uno riservato al culto dinastico; inoltre nell'età romana uno dedicato a Esculapio e un altro ai Dioscuri. Di una grande e lunga banchina a uso di porto si ha esplicito ricordo durante il dominio romano ma senza dubbio era a questo preesistente.

Data la funzione politica che la città doveva esercitare e la sua posizione sul fiume con fertile retroterra, Tolemaide prosperò durante tutta l'età tolemaica, nonostante dovesse subire i contraccolpi delle violente ribellioni non di rado provocate dal risorgente nazionalismo indigeno. Non molto diverse e forse migliori furono le condizioni degli abitanti durante il primo secolo dopo la conquista romana. Sotto i Romani, la comunità vide ancora più limitate le sue autonomie, ma tale stato di cose fu compensato da larghi e notevoli privilegi accordati ai cittadini d'origine greca. Dal principio fino all'età bizantina Tolemaide costituì il centro militare della regione circostante e fu presidiata da una più o meno forte guarnigione militare.

Ebbe a subire un assalto e un'invasione da parte dei Blemmî (popolazioni sudanesi) e poi una ancor più violenta da parte dei Nubiani nel periodo bizantino. Il cristianesimo non penetrò facilmente né ebbe pronta e vasta diffusione nella cittadinanza, rimasta essenzialmente ellenica. Sembra che verso la metà del settimo secolo gli Arabi l'abbiano completamente distrutta. Oggi sulle sue scarse rovine sorge una borgata di circa 12 mila abitanti.

Bibl.: G. Plaumann, Ptolemais in Oberägypten, Lipsia 1910.

Vedi anche
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